venerdì 14 novembre 2008

50.000 donne in piazza sabato 22 novembre a Roma per la giornata contro la violenza maschile:noi c'eravamo!

50.000 donne dit utte le età e di tutte le condizioni, cittadine e immigrate, lavoratrici e studentesse, case delledonne, collettivi e associazioni femministe, provenienti da tutta Italia, hanno manifestatocon un lunghissimo corteo autoorganizzato dalla rete femminista e lesbica nazionale SOMMOSSE, sabato 22 novembre a Roma contro la violenza maschile sulle donne ovvero contro la principale causa dei danni fisici e psicologici che subiscono le donne e, purtroppo, possono portare alle estreme conseguenze dell'uccisione per motivazioni legate al genere, ovvero al femminicidio. Noi c'eravamo, insieme a questo movimento che ha ripreso con forza e convinzione il conflitto sociale contro un governo ed un sistema programmato e gestito da una borghesia dalla trasversale rappresenzanza politica, che vorrebbe privare le donne dei diritti conquistati con decenni di lotte, ricacciarle mell'isolamento e nella subordinazione da cui sono uscite con le loro battaglie, le loro intelligenze e le loro coscienze. Il Collettivo femminista Colpo di Streghe di Mantova era presente e ha condiviso la piattaforma di lotta che si svilupperà sul territorio contro la violenza alle donne, per una cultura rispettosa dei diritti, delle conquiste, dei servizi sociali e pubblici di qualità a partire da scuola e sanità, per tutte: cittadine e straniere, studentesse e lavoratrici tutte antifasciste, indipendentemente dalla presenza e militanza in forze politiche, sindacali organizzati; per una cultura femminista sempre più diffusa e cosciente, per le donne, contro i dettami di una società capitalistica, maschilista che impone loro sfruttamento ed emarginazione.
Leggi l'articolo di Monica Perugini su www.proletaria.it e nel commento.

Nella giornata contro la violenza maschile alle donne: boicottiamo il calendario di donne in mutande a favore della Gelmini!!!!

Leggi il comunicato del Collettivo femminista Colpo di Streghe nel commento.
Perchè non abbiamo votato l'ordine del giorno sulla violenza alle donne proposto nel consiglio provinciale di Mantova: leggi il comunicato di Monica Perugini a nome della delegazione del Pdci (Perugini, Pavani, Grassi) nel commento.

3 commenti:

monica ha detto...

CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE: 50.000 DONNE HANNO MANIFESTATO A ROMA SABATO 22 NOVEMBRE.

50.000 donne di tutte le età e di tutte le condizioni, cittadine e immigrate, lavoratrici e studentesse, case delle donne, collettivi e associazioni femministe, provenienti da tutta Italia, hanno manifestato con un lunghissimo corteo auto organizzato dalla rete femminista e lesbica nazionale SOMMOSSE, sabato 22 novembre a Roma contro la violenza maschile sulle donne ovvero contro la principale causa dei danni fisici e psicologici che subiscono le donne e, purtroppo, portano anche alle estreme conseguenze dell'uccisione per motivi di genere, ovvero al femminicidio.
Noi c'eravamo, insieme a questo movimento che ha ripreso con forza e convinzione il conflitto sociale contro un governo ed un sistema programmato e gestito da una borghesia dalla rappresentanza politica trasversale che vorrebbe privare le donne dei diritti conquistati con decenni di lotte, ricacciarle nell' isolamento e nella subordinazione da cui sono uscite con le loro battaglie, le loro intelligenze e le loro coscienze.
La coraggiosa proposta lanciata dalla rete nazionale di femministe e lesbiche SOMMOSSE, insieme al loro impegnativo sforzo organizzativo, dunque, ha colto nel segno, dopo la grandiosa manifestazione dello scorso anno che, a seguito dei tragici fatti di femminicidio scatenatisi in pochi giorni nel paese, aveva coinvolto oltre 150.000 donne nel corteo romano per ribadire il no alla violenza maschile sulle donne, la necessità di una legislazione a favore delle donne e dello sviluppo di una cultura del rispetto, dei diritti civili personali e collettivi che dovrebbero essere normalità per un paese “civile”.
Da allora molto è cambiato: il governo di centro sinistra non ha rispettato le promesse fatte alla donne: la legge sulla fecondazione assistita voluta dal precedente esecutivo di destra, è rimasta intatta, quella sulle copie di fatto, dapprima svuotata di significato e poi ridicolizzata nei contenuti è stata cacciata nel dimenticatoio, la legge 30 che danneggia le donne nel mondo del lavoro imponendo loro eterno precariato, bassi salari, ostacoli d’ogni tipo e tempi inconciliabili fra le necessità di vita e di lavoro, nemmeno è stata sfiorata e ciò, purtroppo, con la compiacenza di una parte cospicua del sindacato, i servizi pubblici sono stati aggrediti e svuotati dei loro compiti fondanti, dalle continue esternalizzazioni che ne hanno dequalificato le gestioni, imponendo per le stesse solo contratti di lavoro sempre e solo precari, in particolare per le donne (dalle scuole per l’infanzia, alle mense, alla sanità, ai lavori di cura ecc…), il protocollo su stato sociale e pensioni ha fatto il resto e … chi più ne ha più ne metta.
Berlusconi sta completando l’opera con la sua politica aggressiva sul versante sociale ed economico, sessista, ipocritamente filo cattolica e biecamente maschilista su quello etico. L’apoteosi è arrivata con la Carfagna Ministra alle pari opportunità: travolta dal suo “solito destino”, ha scambiato opportunità e diritti di genere e differenze con la sua fobia per prostitute e trans, scatenando una crociata fuori dal tempo e dallo spazio che getta il velo sulle reali impellenze sociali e politico – culturali del paese. Si prosegue con la Gelmini, replicante che vuole privare il paese dell’istruzione pubblica, rinverdire le classi differenziali per i “negri” (perché è così che sono tornati a chiamarli!) in base a dettami non solo economici ma culturali ben precisi. Donne che nulla hanno da invidiare ai vari Brunetta, Calderoli, Bossi, Tremonti, come ricordava uno striscione in piazza.
Idee che sono lo specchio di quell’Italia da pregiudizio cattolico e da ignoranza e superficialità divenuta valore assolto a guardia del capitalismo e dei suoi interessi.
Il tutto amplificato e potenziato dalla dittatura dei media e dalla tv a cui, per esempio, la così detta opposizione democratica parlamentare dei tristi giorni nostri, risponde con una “grande operazione contemporanea”, collegata alla continua evoluzione tecnologica in atto: quella di un sia pur bravissimo ex giornalista Rai, oggi 85. enne, quale candidato alla presidenza della commissione di vigilanza RAI, nell’arduo tentativo di smontare un ennesimo inciucio andato a male, a proposito di un tema che,sull’onda berlusconiana, rischia di trattare di vallette o “veline”, come oggi si chiamano, e non di libertà di stampa e comunicazione!
Le donne della rete SOMMOSSE romane e nazionale, dell’assemblea Facciamo Breccia, la rete delle donne di Bologna, di Fuori campo lesbiangrup, i gruppi femministi e le case antiviolenza milanesi, le case antiviolenza e le donne del sindacalismo di base, dei collettivi e dei gruppi, le donne della Sicilia, della Calabria e della Campania, di tutto il sud in lotta per il lavoro e la qualità della vita, del movimento femminista proletario, dei collettivi di base, le migranti romane e del Lazio, le studentesse e le universitarie e del movimento c’erano tutte ed hanno riempito Roma in un freddo sabato pomeriggio che ha segnato un altro punto a favore di quel conflitto sociale che sta riprendendo con la sua variegata rappresentanza, solidarietà e convinzione politica che non ci si deve omologare, chinare la testa, adeguare q questo modello di società che avrebbero confezionato per noi.
Se una donna dice no, è no.
Probabilmente è per questo motivo che le donne di partiti, sindacati e rappresentanze “istituzionali” e consolidate della politica nazionale non c’erano.
Hanno perso una grande manifestazione e comunque hanno fatto male, anche se, sempre dalle donne, leggiamo partire quell’ invito alla chiarezza politica che potrà solo giovare a questo movimento antagonista a Berlusconi ma sempre e anche alternativo al PD.
La piattaforma della manifestazione discussa, costruita e alla fine pubblicizzata e diffusa a livello nazionale con le adesioni di centinaia di realtà femministe e lesbiche locali, lancia tempi e modi degli appuntamenti di questa lotta che si svilupperà sul territorio, contro la violenza alle donne, per una cultura rispettosa dei diritti, delle conquiste, dei servizi sociali e pubblici di qualità a partire da scuola e sanità, per tutte: cittadine e straniere, studentesse e lavoratrici tutte antifasciste, indipendentemente dalla presenza e militanza in forze politiche, sindacali organizzati; per una cultura femminista sempre più diffusa e cosciente, per le donne, contro i dettami di una società capitalistica, maschilista che impone loro sfruttamento ed emarginazione.

Monica Perugini
www.proletaria.it

monica ha detto...

NELLA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA MASCHILE SULLE DONNE BOICOTTIAMO IL CALENDARIO della STUDENTESSA MANTOVAVA e delle altre DONNE IN MUTANDE A FAVORE DELLA GELMINI!

E' una vergogna che delle donne, studentesse che frequentano una università maciullata dalle proposte della Gelmini e del governo delle destre, si mettano in posa da "camionista" per sostenere una dei peggiori ministri della storia della Repubblca: la replicante che con la scusa di far quadrare i conti di bilancio, taglia a quello che dovrebbe essere il servizio primario di un paese civile, ovvero la scuola, e tenta di imporre una istruzione pubblica dequalificata, razzista, filocattolica per le classi popolari, a vantaggio di una scuola élitaria per quelle dominanti.
Cosa c'entri un calendario con c...i e t...e al vento se non a supplire a quello che la Gelmini non può fare, a differenza della sua collega Carfagna, che ci aveva pensato per tempo e in proprio, non si capisce.
Eloquenti le dichiarazione della bellona mantovana di turno: anche da laureati potremmo finire a lavorare in officina! Non è proprio così, visto che a mandare i figli dei lavoratori in officina e con contratti da apprendista o comunque precari per sempre, ci aveva già pensato la ministra Moratti, separando la formazione professionale dall'istruzione, così da tornare ai becchi tempi diuna volta, quando per i figli degli operai iscriversi al liceo era una chimera. Per loro c'erano le "commerciali", l'apprendimento di un lavoro manuale e via andare!
Alla nostra bella compaesana, se si laurea, oltre ai calendari, al massimo, potrebbe capitare un impiego precario in un call center. In officina ci finirà solo nel calendario appeso al muro, a dar continuità a quella becera cultura maschilista da caserma che, non c'è che dire, è stata tuttavia capace di portare donne di altro profilo a dirigere ministeri importanti.... ecco, visti i precedenti, a questo potrebbe ambire!
Prendiamo atto che propagandare una scuola pubblica a cui oltre ai taglii, sono state imposte due ore obbligatiorie di religione cattolica i cui insegnati, scelti dalla curia, sono pressochè inamovibili per legge, la bellona mantovana e le sue amiche pro Gelinini abbiano dovuto metterci il c...o: segno inequivocabile di dove la ministra e il suo geverno di fascisti vuole mandare la scuola pubblica.
Nella giornata contro la violenza maschile sulle donne, da femminste e antifasciste non ci arrendiamo alla cultura patriarcale dominante e proseguiremo la lotta per un mondo di eguali nelle differenze, di diritti e libertà: boicottiamo il calendario con la mantovana in mutande a sostenere la distruzione della scuola pubblica, ricordandole il sentimento di vergogna che dovrebbe provare per essersi asservita ad una sottoculura maschilista e reazionaria che non cessa di far danni a tutte le donne che lavorano e lottano per una società migliore, ossequiosa a quei diritti civili ed antifascisti che la nostra Costituzione impone.

Collettivo femminista Colpo di Streghe Mantova

monica ha detto...

Perchè non abbiamo votato l'ordine del giorno contro la violenza sulle donne presentato nel consiglio provinciale di Mantova

Il consiglio provinciale di Mantova del 27 novembre ha approvato un ordine del giorno contro la violenza sulle donne presentato da tutti i capigruppo consiliari: sottoscrivendolo ho aggiunto in calce alla proposta che avrei approvato il testo se integrato da alcuni emendamenti, ritenendolo, in alcuni punti, inesatto dal punto di vista tecnico - giuridico e troppo generico da quello politico.
Si tratta, infatti, del medesimo, identico documento presentato dall'Unione delle Province, peraltro alcune settimane prima della manifestazione nazionale contro la violenza maschile sulle donne, svoltasi a Roma lo scorso 22 novembre e degli ultimi episodi di violenza che hanno visto come vittime di femminicidio donne uccise da mariti e conviventi e lavoratrici, morte sul proprio posto di lavoro.
La proposta emendativa consisteva nel rammentare nell'elaborato
l'impegno del movimento delle donne, ricordando la grande manifestazione dell'anno scorso e quella recentissima del 22 a Roma ove si è chiesto l'impegno dei governi verso politiche di genere e di tutela della salute di tutte le donne, come la Regione Lombardia non abbia ancora emanato una propria normativa in materia,come la Provincia debba attivare l'osservatorio proposto in collaborazione con le associazioni e i gruppi locai di base attivi nelle politiche di genere e in difesa dei diritti edella salite di tutte le donne, che la violenza sulle donne è maschile ed avviene principalmente in famiglia, come ci dicono i dati ufficiali e che occorre che l'ente pubblico si attivi per chiedere il ripristino dei finanziamenti, precedentemente concessi, ai centri antiviolenza ed alle case delle donne in difficoltà ma eliminati dall' attuale govenro di destra che li ha destinati ad altri scopi.
Senza un impegno concreto, senza la rivendicazione di quanto anche gli enti pubblici debbono impegnarsi a svolgere, pure in contrasto con le politiche dominanti, consideravamo inutile approvare un documento che, pur apprezzabile nell'intento, conteneva solo parzialmente quanto, in questi anni, le donne hanno affrontato nella vita quotidiana, in famiglia, nei rapporti interpersonali, nel lavoro, preferendo una sorta di soluzione unitaria (con Forza Italia) a favore di un documento preconfezionato, frutto probabile di una mediazione amministrativa.
A seguito dell'intervento del capogruppo di Forza Italia, infatti, che dichiarava di votare l'ordine del giorno solo nella sua formulazione originaria, come gruppo comuista abbiamo chiesto di votare in alternativa il medesimo comprensivo degli emendamenti ma il Pd, per voce della consigliera Anna Bonini, sindaco di Suzzara, ha preferito sostenere la proposta della destra, anzichè la nostra, così che l'odg è passato coi voti di PD e PDL.
Abbiamo quindi preferito comportarci coerentemente, non sostenendo la proposta, con l'assenza dal voto e l'astensione.
Questo il resoconto formale. Aggiungiamo: se manca l'anima, carte che parlano di violenza alle donne non hanno, per noi, ragione d'essere. Se anche quellad del 25 novembre diventa un rituale a cui tutti, uomnini, donne, destra e sinistra debbono uniformarsi, smarrendo i contenuti di decenni di lotte e sofferenze, rinunciando persino a ricordare e chiedere ciò che spetta, ci chiediamo a cosa possano servire le commemorazioni sia pure celebrate con l'autorevolezza dei convegni istituzionali.
Inoltre: come si comporterà il consiglio provinciale e non solo quando e preseumibilmente, visti i continui tagli ai bilanci pubblici imposti dalla destra, arriveranno le richieste dei centri e della case di accoglienza di donne e minori in difficoltà che, nella realtà territoriale mantovana, sono gestite unicamente dal volonatriato cattolico ma sostenute fortemente dalla stessa Provincia, insieme a Piani di Zona e Comuni, centri che non potranno più usufruire dei fondi che il passato governo aveva assegnato ma che la ministra Carfagna ha tolto.
Saranno indirizzati alla benevolenza del volontariato, con richieste di sostegno da inoltrare in "opportune, altre sedi", come PD e destra hanno avanzato in aula?
Per noi i diritti sono tali e dopo averli conquisitati con la lotta vanno difesi, a qualsiasi costo.

Monica Perugini
per la delegazione dei Comunisti Italiani nel consiglio provinciale di Mantova (Perugini, Pavani, Grassi)