lunedì 22 giugno 2009

THUN: l'apoteosi dello sfruttamento, è il sogno che diventa realtà ma per il padrone! La replica di Monica Perugini a UIL e CGIL.

SAREI FELICE DI SBAGLIARMI, PURTROPPO LA CRUDA REALTA' SUPERA LA FANTASIA.
Monica Perugini consigliere provinciale di Comunisti - Sinistra Popolare replica alle accuse di strumentalizzazione di UIL e CGIL sul caso THUN di Valdaro (MN)
Leggi nel commento.

CIMA BOZZOLO (MN), DOPO IL DISASTRI DI VIAREGGIO A PAGARE SONO SEMPRE GLI OPERAI. Leggi nel commento.


Svenimenti, malori, "turno" giornaliero di 14 ore, precariato, sfruttamento: ecco la nuova frontiera della logistica.
Leggi Monica Perugini nel commento e vai su www.proletaria.it

TASSELLI SUZZARA: dalla parte dei lavoratori: L'odg presentato in consiglio comunale a Suzzara da ANDREA ZUCCHI e in consiglio provinciale da MONICA PERUGINI in vista dell'incontro presso Assindustria di Mantova fra proprietà ISA - Tasselli e RSU per chiedere il mantenimento del sito produttivo e del livello occupazionale a Suzzara.
Leggi nel commento il testo dell'odg.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Tasselli: dalla parte dei lavoratori, per il mantenimento della produzione e dell'occupazione a Suzzara.


La vertenza aziendale fra la proprietà della storica ditta Tasselli di Suzzara e le rappresentanze dei lavoratori e delle lavoratrici impiegati presso la ditta stessa e le relative rappresentanze sindacali, in merito all’ ipotizzato trasferimento della sede dell’azienda e comunque di un suo forte ridimensionamento, presso la sede centrale di Bastia Umbra ove ha sede la proprietà del gruppo che controlla lo stabilimento suzzarese, sta coinvolgendo da mesi l'intera collettività locale insieme alle sue istituzioni.
La Tasselli di Suzzara, infatti, da decenni rappresenta un fulcro produttivo d’eccellenza per la particolarità e l' elevata qualità industriale dei beni prodotti e costituisce un autentico patrimonio umano e produttivo per la collettività suzzarese, che, soprattutto in una situazione di crisi economica come quella attualmente in corso in tutto il Paese ed in particolare nei contesti industriali, incluso quello locale coinvolto dalla preoccupante crisi IVECO, non può essere compromesso.
In vista quindi della riunione prevista per martedì mattina 23 giugno 2009, presso la sede di Mantova della Associazione Industriali, fra i responsabili della proprietà della spa ISA (Tasselli) che ha sede a Bastia Umbra, che incontreranno la RSU della Tasselli di Suzzara, a seguito della richiesta inoltrata dalla stessa Rappresentanza sindacale per ribadire la necessità che il sito produttivo rimanga a Suzzara e la produzione industriale non venga delocalizzata, con il conseguente mantenimento del livello occupazionale attuale, anche in considerazione delle caratteristiche d'eccellenza dello stabilimento suzzarese, i gruppi consiliari Diritti e Pari Opportunità Suzara e Comunisti Italiani della Provincia di Mantova esprimono la solidarietà e la vicinanza ai lavoratori della Tasselli che da mesi in lotta per la difesa del posto di lavoro, impegnati in una complessa trattativa per il mantenimento della produzione a Suzzara.
E proprio in considerazione dell'importanza e della necessità che tale situazione venga risolta positivamente per i lavoratori e per l'intero contesto cittadino, i gruppi consiliari hanno investito i rispettivi consigli affinchè sia adottata una raccomandazione rivolta alla prprpietà umbra ed ai referenti dell'Associazione Industriali, affinchè sia dato corso alla richiesta avanzata dai lavoratori e dalle lavoratrici della Tasselli, dalle RSU e dal sindacato, circa il mantenuto a Suzzara del sito produttivo insieme al complessivo livello occupazionale dell’azienda stessa.

Monica Perugini capogruppo comunisti italiani Provincia di Mantova
Andrea Zucchi capogruppo Diritti e Pari Opportunità Comune di Suzzara

Anonimo ha detto...

THUN
Dalla parte
dei lavoratori

Dall’assemblea tenuta con referenti dell’Asl alla Thun nei giorni scorsi, è emerso con chiarezza quello che per mesi non si aveva il coraggio di dire: i malori e i ricoveri in ospedale sono sì frutto di inadatte condizioni ambientali di un magazzino che era sorto come deposito per il movimento di merci attraverso poche prestazioni computerizzate e non per concentrarvi decine di addetti, ma anche per la realtà lavorativa imposta agli operai, ormai in massima parte dipendenti di una cooperativa veronese di intermediazione lavoro. Si parla di un giornaliero che arriva anche a 13/14 ore filate in periodi (come appunto il festivo estivo e quello natalizio) quando il mercato lo richiede, per lavoratori dipendenti da una coop che pratica condizioni decisamente differenti da quelle che applicava, solo inizialmente, il colosso del regalo di qualità, in sede di inaugurazione e fra il tripudio generale, del magazzino di Valdaro e del negozio collegato. Non dimenticandoci poi che si trattava di contratti a tempo determinato conditi da tante promesse non mantenute. Guardando i magazzini, concepiti per depositarvi oggetti e non per farvi lavorare persone, si nota, anche semplicemente transitando sull’Ostigliese, che il personale lavora con i portoni di carico delle merci aperti, proprio per prendere luce oltre che aria. Restarci 13 ore non è semplice. Anche per i pochi dipendenti diretti la vita non è una festa, visto che sono costantemente ricattati dal sopraggiungere della scadenza del contratto che potrebbe non essere rinnovato.
I dipendenti della coop sono quasi tutti stranieri, giovani, residenti lontano da Mantova e non sindacalizzati: il massimo delle opportunità per poterli sfruttare al meglio! Ha proprio ragione dunque lo slogan della dinastia Thun: il sogno è diventato realtà, ma per il padrone, a cui tutto è concesso, anche di poter trasformare magazzini destinati alla logistica in attività di distribuzione e commercio, in dispregio del rispetto delle condizioni di vita e di lavoro degli operai. Non è quindi ulteriormente tollerabile che la pubblica amministrazione, a partire da Mantova, conceda aree per l’insediamento di questo e di altri rami d’azienda, senza pretendere in cambio dal padronato il rispetto di alcune, fondamentali condizioni, prima fra tutte l’assunzione del personale a tempo indeterminato e il rispetto delle norme a tutela del lavoro. La prosopopea natalizia utilizzata per presentare oggetti che arrivano dalla Cina, proprio come l’abbigliamento della MS di Romanore, non è riuscita a celare la sfrontatezza e l’arroganza di un padronato onnipotente, disposto a imporre le peggiori condizioni di lavoro pur di moltiplicare il profitto. Solo riprendendo impegno e interesse autentico per le condizioni di vita di chi è sfruttato, anche con interventi pubblici locali intransigenti e non derogabili, potremo almeno iniziare a bloccare uno scempio che ha come obiettivo la destrutturazione del mondo del lavoro e l’attacco ai principi di coesione e progresso sociale.

Monica Perugini
www.proletaria.it

Anonimo ha detto...

Sarei felice di essere fuori strada nella vicenda dei dipendenti THUN, come mi è stato fatto rilevare dai referenti sindacali locali, poichè in queste vicende sarebbe sempre meglio sbagliarsi purché le condizioni di vita dei lavoratori siano rispettose di quanto sancito da norme e contratti.
Purtroppo la cruda realtà oggettiva lascia ben poco spazio anche ad una eventuale, semplice voglia di strumentalizzazione.
Sono i dati ufficiali emersi dai referti del pronto soccorso, dove si sono rivolti i lavoratori (compreso un soccoritore) che hanno subito malori a ripetizione nello stabilimento di Valdaro, così come le dichiarazioni rese alla stampa dal dirigente di prevezione medica dell'ASL che ha individuato fra le concause deglin incofutabili malesseri, lo stress subito da chi svolge turni di lavoro massacranti, a parlare chiaro. Mentre i verbali della stessa ASL, di cui il gruppo consiliare comunista ha chiesto formale copia oltre ad aver inoltrato richiesta di audizione con la dirigenza THUN a firma dell' assessore al lavoro Carlo Grassi ma a cui la sede di Mantova deve ancora risposta, debbono ancora portare a decisioni e giudizi finali certi, come invece verrebbe adombrato nella lettera.
Ugualmente non ci sono difficoltà ad ammettere come i lavoratori in servizio siano assunti a tempo indeternininato, ma non dalla THUN, bensì dalla cooperativa veronese di cui proprio la stampa locale ha dato diffuso ed ampio resoconto in occasione della prima scadenza dei contratti a tempo deterninato stipulati dal colosso del regalo al suo insediamento a Mantova, che però non ha rinnovato, specificando peraltro essa stessa e in modo assai chiaro, come la contrattualistica della cooperativa fosse assai diversa da quella precedentemente in essere.
Anche quì niente è inventato anzi, la provenienza è acclarata, tuttaltro che strumentalizzabile. In più, come ripetuto, basta guiardare anche dall'esterno il capannone di Valdaro per rendersi conto di come lavorano gli operai, per capire che queste non possono essere condizioni normali di occupazione. Se non basta possiamo rifarci anche alle dichiarazioni rilasciate a suo tempo dalla proprietà all'atto della richiesta di un insediamento logistico che avrebbe occupato solo pochi addetti, oltre ai commessi del negozio. Tutto pubblicato e per mesi oggetto di dibattito politico e sindacale sull'opportunità di sacrificare aree pubbliche a favore di colossi che garantiscono ben poca occupazione.
Accettiamo e giudiciamo importante e psitiva la presa di posizione dei sindacati che sono intervenuti presso la proprietà perchè quanto (e molto) manca, sia approntato nel rispetto di regole che, evidentemente fino ad ora, sono state quanto meno eluse, sulla pelle degli operai, giacchè quello che da amministratori pubblici vogliamo e dobbiamo fare, è prorpio questo: difendere le condizioni di vita e di lavoro, farlo sempre ed in particolore quando si tratta di coloro che sono oggi più deboli, sfruttati dalle nuove incontrovertibili condizioni di lavoro imposte da un legge che non possiamo ritenere amica dei lavoratori e nemmeno del sindacato.
Alla THUN però è questo che sta succedendo: avremmo voluto non dover intervenire affatto, sapendo con certezza che condizioni e garanzie minime venivano rsipettate. La cruda realtà dice chiare che non siamo stati noi a dire che non è così.
Dovere delle istituzioni non è tacere ma, al contrario, impegnarsi sia perchè simli evenienze non si ripetano ma pure che tutto si riduca ad una sterile protesta che imprenditori - padroni di tutto, compreso il futuro dei "propri" dipendenti, gestiscono in modo autonomo (autarchico si diceva una volta e non è un buon segno! ), componendo o meno i conflitti a seconda delle convenienze (e delle compiacenze), ma avvilendo così in modo deterninante quella che proprio con le lotte e la corresponsabilità sociale abbiamo fatto in modo si chiamasse democrazia e non sistema gentilizio.

Monica Perugini
consigliere provinciale COMUNISTI -SINISTRA POPOLARE Mantova

monica ha detto...

CIMA BOZZOLO, DOPO IL MALE LA BEFFA.

Dopo la tragedia di Viareggio che è costata la vita a cittadini/e che vivevano praticamente sui binari di una stazione ferroviaria che, nell'arco delle 24 ore, fra l'altro, ha sempre visto (e vedrà) transitare decine di convogli con materiale pericoloso, il conto delle responsabilità arriva puntuale ad altri lavoratori, quelli della mantovana CIMA CIMA di Bozzolo, la ditta che aveva in appalto la manutenzione dei vagoni privati che transitano su strada ferrata, messi in cassa integrazione perchè le commesse sono state sospese.
Al di là delle responsabilità che sarà il giudice ad accertare e sanzionare, il primo e più salato prezzo di crisi anche specifiche, come sempre lo si fa pagare agli operai come se, ancora una volta e comunque, fosse loro la colpa degli effetti negativi di questo sviluppo sociale ed economico distorto che tratta gli uomini e le donne come (o peggio) di merci divenute inutili al conseguimento di un profitto imprenditoriale sempre più elevato a dispetto del deterioramento delle condizioni di vita dei ceti popolari.
Nessuno si è prodigato in questi giorni per spiegare che queste sono le conseguenze della liberalizzazione del mercato; che la filiera di imprenditori, gestori, appaltatori e appaltanti tende solo e in tutti i modi alla riduzione sistematica dei costi, prevedendo come effetti negativi anche le ipotesi peggiori che fanno pagare ai lavoratori e alla gente comune, proprio come i cittadini che abitano lungo i binari, e non solo a Viareggio, le conseguenze sociali di disastri preventivati.
Eloquenti le parole di un macchinista di questi convogli pericolosi: nell'epoca dell'elettronica imperante e dell'alta velocità ferroviaria, ha dichiarato che lui e i suoi colleghi, avvertono "ad orecchio" se qualcosa non va nei vagoni che trascinano!
La politica, che in questi ed altri casi analoghi, dimostra tutta la sua impotenza, in particoalre da sinistra, deve tornare a lottare perchè i servizi essenziali di una comunità, dalla sanità alla scuola, dai trasporti al sociale, tornino ad essere di pertinenza, ovvero gestiti ed organizzati dall'ente pubblico e secondo dettami di diritto pubblico e principi di efficienza e qualità priotitariamente per i cittadini, togliendo la prospettiva del lucro e le gestioni private.
Quanti disastri verificatisi per tali cause e sempre a danno dei lavoratori e della cittadinanza comune dalla sanità, ai trasporti, alle infrastrutture dobbiamo ancora contare a fronte dello sperpero di denaro sempre di provenienza pubblica, finalizzato ad interventi spacciati come "eccellenza" ma in realtà a solo vantaggio di specifiche categorie e classi scoiali, dall'alta velocità, ai reparti specialistici in sanità, alle infrastrutture inutili e costose mentre i trasporti pubblici, quelli dei pendolari, i servizi sociali, sanitari e di pronto soccorso stanno subendo un degrado inarrestabile?
Che non ci sia altra strada per ambire ad un progresso sociale democratico e, ancor prima, civile, din una comunitàaltrimenti spinta verso la barbarie soprattutto attraverso la destrutturazione del mondo del lavoro, dovrebbe essere ormai dato acquisito.

Monica Perugini
consigliere provinciale Comunisti - Sinistra Popolare Mantova

monica ha detto...

CIMA BOZZOLO, DOPO IL MALE LA BEFFA.

Dopo la tragedia di Viareggio che è costata la vita a cittadini/e che vivevano praticamente sui binari di una stazione ferroviaria che, nell'arco delle 24 ore, fra l'altro, ha sempre visto (e vedrà) transitare decine di convogli con materiale pericoloso, il conto delle responsabilità arriva puntuale ad altri lavoratori, quelli della mantovana CIMA CIMA di Bozzolo, la ditta che aveva in appalto la manutenzione dei vagoni privati che transitano su strada ferrata, messi in cassa integrazione perchè le commesse sono state sospese.
Al di là delle responsabilità che sarà il giudice ad accertare e sanzionare, il primo e più salato prezzo di crisi anche specifiche, come sempre lo si fa pagare agli operai come se, ancora una volta e comunque, fosse loro la colpa degli effetti negativi di questo sviluppo sociale ed economico distorto che tratta gli uomini e le donne come (o peggio) di merci divenute inutili al conseguimento di un profitto imprenditoriale sempre più elevato a dispetto del deterioramento delle condizioni di vita dei ceti popolari.
Nessuno si è prodigato in questi giorni per spiegare che queste sono le conseguenze della liberalizzazione del mercato; che la filiera di imprenditori, gestori, appaltatori e appaltanti tende solo e in tutti i modi alla riduzione sistematica dei costi, prevedendo come effetti negativi anche le ipotesi peggiori che fanno pagare ai lavoratori e alla gente comune, proprio come i cittadini che abitano lungo i binari, e non solo a Viareggio, le conseguenze sociali di disastri preventivati.
Eloquenti le parole di un macchinista di questi convogli pericolosi: nell'epoca dell'elettronica imperante e dell'alta velocità ferroviaria, ha dichiarato che lui e i suoi colleghi, avvertono "ad orecchio" se qualcosa non va nei vagoni che trascinano!
La politica, che in questi ed altri casi analoghi, dimostra tutta la sua impotenza, in particoalre da sinistra, deve tornare a lottare perchè i servizi essenziali di una comunità, dalla sanità alla scuola, dai trasporti al sociale, tornino ad essere di pertinenza, ovvero gestiti ed organizzati dall'ente pubblico e secondo dettami di diritto pubblico e principi di efficienza e qualità priotitariamente per i cittadini, togliendo la prospettiva del lucro e le gestioni private.
Quanti disastri verificatisi per tali cause e sempre a danno dei lavoratori e della cittadinanza comune dalla sanità, ai trasporti, alle infrastrutture dobbiamo ancora contare a fronte dello sperpero di denaro sempre di provenienza pubblica, finalizzato ad interventi spacciati come "eccellenza" ma in realtà a solo vantaggio di specifiche categorie e classi scoiali, dall'alta velocità, ai reparti specialistici in sanità, alle infrastrutture inutili e costose mentre i trasporti pubblici, quelli dei pendolari, i servizi sociali, sanitari e di pronto soccorso stanno subendo un degrado inarrestabile?
Che non ci sia altra strada per ambire ad un progresso sociale democratico e, ancor prima, civile, din una comunitàaltrimenti spinta verso la barbarie soprattutto attraverso la destrutturazione del mondo del lavoro, dovrebbe essere ormai dato acquisito.

Monica Perugini
consigliere provinciale Comunisti - Sinistra Popolare Mantova