mercoledì 14 aprile 2010

Mantova e non solo al voto: analisi di una sconfitta annunciata. Senza comunisti non c'è sinistra.

Analisi della sconfitta elettorale... senza comunisti non c'è sinistra.

Monica Perugini portavoce regionale
COMUNISTI SINISTRA POPOLARE Lombardia

Ripartire dalla base, rescindere i legami coi vecchi arnesi della ex "sinistra radicale" e lavorare per una rappresentanza politica dei lavoratori, utile agli interessi di classe, antagonista alle destre ed alternativa al PD.
Gli errori e l'incapacità politica del PD provinciale e cittadino e l'acquiscena patetica dei suoi alleati organici, disposti a tutto pur di conservare piccole quanto inutili postazioni, hanno trascinato un'intera città nella sconfitta, consegnando per la prima volta alle destre un territorio che aveva mantenuto un legame forte coi valori della solidarietà e del progresso. Disinteresse e disaffezione verso un gruppo di potere abituato a gestire contrattando e ad imperare (col beneplacido altrui) anche al di fuori dei propri confini, senza idee, capacità e modestia, hanno colpito non solo chi ha sbagliato, ma un intero patrimonio ideale che non era certo di sola pertinenza del Pd e dei residuati acritici di un centro sinistra allo sbando che nemmeno hanno saputo cogliere i chiari segnali che, da tempo, arrivavano da più parti e non solo da noi.
Non servono più le parate di big sempre più tristi e nemmeno le risottate: sarebbero servite progetti, coraggio, l'autentica volontà di slegarsi da vecchi e nuovi potentati e non solo le "finte" e gli slogan ripetuti alla nausea e ormai non più credibili, oltre,. ovviamente, a un briciolo di umiltà, vocabolo che decisamente non rientra nel lessico del locale PD che sembra non essersi accorto che, nell'arco di due anni, la stragrande maggioranza dei comuni mantovani sono passati da amministrazioni di centro - sinistra a quelle di destra, alcune delle quali col dichiarato (e vantato senza pudori -vedi Curtatone) appoggio di un Pd che a Volta come a Pontio amministra con la Lega e la destra, zittendo ogni critica.
La convinzione che tutto era dovuto al "nuovo vuoto" che voleva avanzare ha dunque giocato un brutto scherzo non tanto al segretario provinciale Fontana e ai suoi soci, ma alla collettività mantovana intera (che forse essi nemmeno conoscono) che fra la brutta copia rappresentata da questi signori che immeritatamente raccolgono ancora voti che credono di affidarsi alla "sinistra", e l'originale di una medesima idea, dello stesso progetto di società basato sullo sfruttamento e sulla diseguaglianza, anche a Mantova, ha scelto l'originale proveniente direttamente dalla destra.
La sinistra di classe adesso deve ripartire, liberarsi dei vecchi arnesi, delle collaborazioni obbligate, tornare fra le gente, lavorare dal basso verso un soggetto antagonista alle destre ma alternativo al PD, un soggetto indipendente che voglia diventare rappresentante autentico e credibile del mondo dei lavoro e dei diritti, rescindendo in modo netto il legame con quelle palle al piede rappresentate dai presuntuosi referenti nazionali e locali di quella "sinistra radicale" inutili alla classe e quindi ad una politica a favore dei lavoratori che forse nemmeno ora sono in grado di rendersi conto della propria impresentabilità ma che restano palle al piede che non fanno che ostacolare quel processo di unificazione dei comunisti che da tempo avevamo indicato come unica alternativa possibile a deriva ed omologazione. La dimostrazione che senza comunisti non c'è nemmeno sinistra è arrivata e non serve rinverdire alla bisogna un glorioso simbolo che si era gettato senza remore per rincorrere la chimera di un quorum che in tal modo mai si raggiungerà: occorre ripartire da zero senza l'ombra di coloro che hanno portato coscientemente o per insipienza, ad un disastro ormai accettato.

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