mercoledì 16 febbraio 2011
A dispetto della Gazzetta il presidio delle operaie OMSA di Faenza non è stato un flop e il sindacato mantovano .....
Vertenza OMSA, occorre sostenere le operaie di Faenza perchè rappresentano la lotta per il diritto al lavoro delle operaie di tutto il gruppo Golden Lady che ha sede a Cstiglione delel Stiviere (MN): leggi il post nel commento: Monica Perugini consigliere provinciale Mantova Comunisti Sinistra Popolare
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Vertenza OMSA, occorre sostenere le operaie di Faenza perchè rappresentano la lotta per il diritto al lavoro delle operaie di tutto il gruppo Golden Lady che ha sede a Cstiglione delel Stiviere (MN)
La riunione di ieri 15 febbraio a Roma fra le parti sociali, il Ministero e la proprietà del castiglionese Grassi, non ha portato a nulla, nonostante la mobilitazione delle operaie dell'OMSA prosegua da oltre un anno e le promesse di riconversione del sito siano state infinite da parte della proprietà col coinvolgimento degli enti locali interessati.
Grassi sembra non rinunciare alla strada che porta dritto dritto alla chiusura del sito di Faenza ed alla richiesta di cambio di destinazione d'uso dello storico stabilimento che da circa 60 anni produce le calze OMSA, prima che intervenisse lo stesso gruppo Golden e che adesso il patron castiglionese produce in Serbia con operaie e operai assoldati a 200 / 300 euro al mese, senza diritti e garanzie. Mentre il mercato, la distruzione e il prezzo restano quelli occidentali.
Le operaie della OMSA hanno già messo in previsione una trasferta castiglionese per la prossima settimana, c'erano già venute anni fa quando Grassi iniziò a imporre la cassa integrazione, partendo dagli stabilimenti lontani da casa sua.
Occorre finalmente rendersi conto della gravità di un atteggiamento che il padronato ha assunto da tempo proprio nel settore della calza, un comparto dove l'ente pubblico ha sempre dato molto: dagli sgravi fiscali, alla costruzione delle infrastruttire, prima fra tutte la stessa strada della calza che unisce le tre province di Mantova, Brescie e Cremona, agli oneri urbanistici: anche la Pompea, altro marchio assai noto, da tempo ha delocalizzato in Serbia nonostante il silenzio, anche del locale sindacato che a suo tempo, ha contrattato una chiusura che oggi vede Pompea terminare la cassa straodinaria per passare alla mobilità, fra il silenzio e la rassegnazione generale, alla faccia di quella responsabilità sociale dell'impresa il cui stato fa inorridire i padri costituenti ma soprattutto le centinaia di donne che non hanno più il lavoro ed una collettività he si trova supermercati e insediamenti edilizi vuoti dove prima si produceva.
Tutti coloro che stanno dalla parte delle lavoratrici e dei lavoratori non potranno non fare i conti con lo scempio che questo modello sociale e politico sta producendo a danno della classe operaia: noi siamo con le donne della Omsa, ne sosteniamo da sempre la lotta, compreso il boicottaggio dei prodotti del gruppo Golden Lady e con loro continueremo, in difesa dei diritti e della dignità di tutte.
Monica Perugini
consigliere provinciale Mantova
Comunisti Sinistra popolare
Le lavoratrici della OMSA di Faenza saranno a Castiglione delle Stiviere (MN) per una manifestazione organizzata davanti alla sede del gruppo Golden Lady, venerdì 25 febbraio, per protestare contro il fallimento delle procedure avviate presso il Ministero dell'economia ai fini della riconversione industriale del sito faentino.
La trattativa di martedì al Ministero è andata deserta, nessuno si è presentato.
Il gruppo Golden lady dopo aver chiuso la OMSA di Faenza e prima ancora la sede veneta della SISI, sta smantellando lo stabilimento di Gissi in Abruzzo, mentre ha delocalizzato tutti gli impianti e la produzione in Serbia, dove ha assunto otre 3000 operai.
La crisi dunque non c'é. Il prodotto viene commercializzato in Italia e nei paesi occidentali ai consueti, elevati, prezzi di mercato, mentre le paghe degli operai serbi non sueprano i 250 euro mensili e garanzie e diritti sono preossochè inesistenti.
Il Gruppo consigliare provinciale di COMUNISTI SINISTRA POPOLARE segue la lotta di queste operaie, le manifestazioni sul boicottaggio dei marchi della Golden Lady e sostiene tutte le iniziative di lotta delle oltre 320 donne che rischiano di non trovare nessun altro posto di lavoro, dall'inizio di quella che sembrava una vicenda impossibile.
La manifestazione del dicembre scorso tenutasi a Mantova presso l'auditorium del Conservatorio, insieme ai cantanti del Teatro alla Scala di Milano e ad altri lavoratori in lotta per il posto di lavoro, ha rappresentato una ulteriore momento di diffusione di una lotta che deve essere sostenuta perchè interessa tutti.
Si tratta di un conflitto che sta mettendo a nudo la reale situazione del settore calzaturiero, non solo mantovano, che tenta di mascherare la propria politica industriale, peraltro in acclarata assenza di crisi, considerato che la produzione prosegue a gonfie a vele all'estero, cercando di mantenere lontano dalla sede castiglionese le voci del conflitto.
Le responsabilità del gruppo di Nerino Grassi invece non vanno nascoste.
Se questa è la politica di un intero comparto, vista anche la precedente e poco nota vicenda della Pompea che a causa delle reticenze di questi anni, anche da parte sindacale, ha visto trionfare una vertenza di chiusura e spostamento -sempre in Serbia- dei macchinari di un altro marchio forte della Strada della Calza che unisce Mantova a Brescia e Cremona, fra ilsilenzio generale; per difendere il sito produttivo italiano che ha sede a Castiglione occorre lottare per impore che quello storico di Faenza possa tornare a produrre ed essere reindustrializzato, riassegnando al lavoro le 320 operaie OMSA.
Solo difendendo tutti i posti di lavoro, la dignitrà di tutte le lavoratrici, rivendicare come esigibilit i principi che parlano di responsabilità sociale dell'impresa che il padornato misconosce e viola sistematicamente mirando unicamente al profitto, potrà propettarsi una via d'uscita dalla crisi che attacca solo i lavoratori e li relega al ruolo di "esuberi".
300 licenziati dall'inizio dell'anno nella provincia di Mantova testimoniano quello a cui il padronato mirava attraverso la crisi: sancire l'assenza e lo smantellamento della produzione nel nostro paese. Si produce altrove dove i salari sono da fame e non ci sono diritti e garazie per i lavoratori, come leggi di tutela dell'ambiente e della sicurezza. Per i licenziati non ci sarà rientro in produzione, ma marginalizzazione e controllo sociale di fascie sempre più vaste da emarginare.
A questo incubo disegnato dalla destra, non contrastato anzi accettato dal PD e dai suoi satelliti, occorre reagire con una politica chiara a tutela dei lavoratori e dei loro diritti che rappresentanto gli interessi dell' intera società civile e democratica e senza i quali il declino autoritario e securitario già avviato, sarà scontato.
Monica Perugini
consigliere provinciale Mantova
COMUNISTI SINISTRA POPOLARE
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