martedì 25 marzo 2008

Approvato dal Consiglio Provinciale di Mantova il 25 marzo 2008 l'odg in difesa delle legge 194/78 presentato da Monica Perugini ......

Ordine del giorno presentato da Monica Perugini, Anna Bonini, Fiorenza Brioni, Maria Fadda, Bruna Lovatti, Manuela Mazzocchi e Laura Pradella a sostegno della piena attuazione della legge 194 / 1978 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” e di una politica amministrativa per il potenziamento dei servizi pubblici per la tutela della salute della donna nel rispetto del principio di autodeterminazione.... Leggi nel post il testo completo.

1 commento:

monica ha detto...

Ordine del giorno presentato da Monica Perugini, Anna Bonini, Fiorenza Brioni, Maria Fadda, Bruna Lovatti, Manuela Mazzocchi e Laura Pradella a sostegno della piena attuazione della legge 194 / 1978 “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” e di una politica amministrativa per il potenziamento dei servizi pubblici per la tutela della salute della donna nel rispetto del principio di autodeterminazione....

Ricordato che nel 1978 in Italia è entrata in vigore la legge 194 con la quale si disciplinava l’interruzione volontaria della gravidanza e le procedure di prevenzione, sostegno e difesa del diritto alla salute delle donne; la legge era stata richiesta da un vasto movimento di opinione, associazioni, partiti e soprattutto dalle donne che avevano detto basta all’uso di quelle tragiche pratiche illegali che molto spesso hanno messo a repentaglio la loro vita, consentendo solo a quelle senza problemi economici di evitare simili rischi ed umiliazioni recandosi presso strutture sanitarie di paesi stranieri; la stessa legge è stata sottoposta a referendum popolare nel 1981, a seguito di una richiesta di parziale abrogazione al fine di rendere la disciplina maggiormente restrittiva ma che tale richiesta è stata respinta dal voto popolare; il Parlamento del nostro paese nei decenni scorsi e in particolare negli ultimi anni del’900, ha approvato leggi fondamentali attinenti ai diritti civili dei cittadini e delle cittadine, adeguando la legislazione a quella degli altri paesi europei; la legge 194/78 ha dato risultati importanti quali: la riduzione del 60% del numero delle interruzioni volontarie di gravidanza grazie alla promozione di una sessualità consapevole e responsabile, l’azzeramento dei rischi di mortalità femminile causati dalla clandestinità della pratica abortiva cui le donne erano costrette, l’attuazione del principio costituzionale di eguaglianza sostanziale, ovvero dello stesso trattamento per tutte le donne, sia ricche che povere, assicurando loro piena dignità e sicurezza attraverso l’attivazione del servizio pubblico gratuito; che il diritto delle donne alla salute, e in particolare alla salute riproduttiva, è stato al centro della Quarta Conferenza Mondiale sulle Donne di Pechino (1995); che tutti i Governi partecipanti, tra cui l’Italia, nella Piattaforma d’azione messa a punto in quella occasione, hanno assunto l’impegno di “garantire la piena realizzazione dei diritti fondamentali delle donne in quanto parte inalienabile, integrante e indivisibile di tutti i diritti umani e libertà fondamentali” definendo in particolare che “… i diritti fondamentali delle donne includono il loro diritto ad avere il controllo e a decidere liberamente e responsabilmente circa la propria sessualità, inclusa la salute sessuale e riproduttiva, senza coercizione, discriminazione e violenza.”; che tra le iniziative da assumere per il raggiungimento di questo obiettivo: ”Rafforzare le leggi, riformare le istituzioni e promuovere norme e pratiche che eliminino la discriminazione contro le donne e incoraggino le donne e gli uomini ad assumersi la responsabilità del loro comportamento sessuale e nella procreazione; assicurare il pieno rispetto per l’integrità fisica del corpo umano; assumere iniziative per assicurare le condizioni necessarie alle donne per esercitare i loro diritti in materia di riproduzione ed eliminare, dove possibile, leggi e pratiche coercitive”; che il legislatore italiano, con la legge 194/78, che reca “Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza” si è mosso con lungimiranza in questa direzione. Si tratta, infatti, di una legge civilmente avanzata, basata sul fondamento che lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e promuove la cultura della prevenzione. E’ una legge che tiene conto in modo equilibrato dei diritti della donna e del nascituro, che nasce sia per rimuovere le cause dell’aborto, sia per tutelare tutte quelle donne che si trovino costrette ad affrontare un evento che è drammatico e traumatico, indipendentemente da idee, convinzioni e principi;
che i risultati hanno dato ragione a questa legge, ancora oggi tanto contestata; è stata, infatti, praticamente sconfitta la piaga degli aborti clandestini e quindi la mortalità materna ad essa collegata, tutelata la salute delle donne e, soprattutto, abbiamo visto ridursi drasticamente negli anni il ricorso all’ivg. Nel 2006 in Italia sono stati accertate 130.033 interventi con un decremento del 2,1% rispetto al 2005 e del 44,6% rispetto al 1982 (anno di maggior ricorso dall’entrata in vigore della Legge). Nella nostra regione nel 2006 le IVG sono state 22.240 con un decremento dell’1,4% rispetto l’anno precedente e del 46% rispetto al 1982;
che permangono alcune difficoltà, soprattutto riguardo alle ragazze nella fascia di età sotto i 18 anni, unica in cui il tasso di abortività è rimasto praticamente invariato dall’entrata in vigore della legge ad oggi, e al crescente numero degli interventi effettuati da donne con cittadinanza straniera che hanno raggiunto in Lombardia il 41% (media italiana 29,6%) sul totale a fronte del 17% del 1998;
che questo fenomeno influisce sull’andamento generale dell’IVG Italia determinando una stabilità del numero totale degli interventi e nascondendo, di fatto, la diminuzione presente tra le sole donne italiane. Questo significa quindi che, pur restando il dato delle IVG tra le donne straniere una forte criticità, la responsabilità femminile rispetto alla procreazione è cresciuta nel nostro paese, dimostrando come la promozione della consapevolezza delle donne sia l’obiettivo più importante da raggiungere. Considerato inoltre che:
- secondo un recentissimo sondaggio della SVG condotto su un campione rappresentativo di donne fra i 18 e i 64 anni, per la maggioranza delle donne italiane (il 59%) la legge 194 non deve essere cambiata, ritenendo esse che l'aborto sia una libera scelta e necessaria quando la gravidanza mette in pericolo la salute della donna e del nascituro;
- per quanto riguarda le questioni attinenti la sessualità, come ad esempio la” pillola del giorno dopo”, l'opinione delle intervistate è positiva: per sei donne su dieci ciò rappresenta "un passo avanti". Così come si dichiara che l'aborto rimane una scelta prettamente femminile e che l’interruzione di gravidanza resta una scelta che ha delle ripercussioni forti nella vita di una donna, un momento che per otto donne su dieci non si può dimenticare, sia per il rimpianto che ne rimane (47%) che per il senso di colpa (34%) che ne consegue.
Dalla legislazione vigente, dai dati, così come dalla percezione e dal senso comune, dunque, emerge con chiarezza come la libertà delle donne rappresenti la misura del grado di maturità, libertà e di democrazia di un’intera società. E proprio per questo, non dare attuazione alla legge 194 significherebbe compromettere il diritto alla salute (artt. 2 e 32 Cost.), il principio di uguaglianza (art.3.Cost.) la laicità del nostro Stato ( artt.1 e 7 Cost.) e quanto rimane oggi in Italia della politica dei servizi e della esigibilità dei diritti sociali in generale.
Pertanto il Consiglio Provinciale di Mantova approva il presente testo come ordine del giorno a sostegno e difesa della piena attuazione della legge 194/78 e impegna il Presidente, attraverso le vie istituzionali e politiche, affinché sia sviluppata e potenziata una politica amministrativa di:
sostegno e implementazione del ruolo dei consultori pubblici, dotandoli di personale adeguato e in numero appropriato, di attività di aggiornamento e formazione professionale comune fra MMG, medici consultoriali medici ginecologi ospedalieri e personale sanitario non medico, di attrezzature idonee agli obiettivi della legge 194 e mettendoli in rete con gli altri servizi di II e III livello. Istituiti nel 1975, anche al fine di prevenire l'interruzione volontaria della gravidanza divulgando correttamente le conoscenze sulla contraccezione nel rispetto del principio di uguaglianza, i Consultori sono stati via via depotenziati;
stimolo ad una rete per la presa in carico della donna gravida che accede alla diagnosi prenatale;
offerta, a tutte le donne, della garanzia di accesso alle indagini prenatali più evolute nei tempi utili per poter eventualmente intervenire, chiedendo alla Regione di destinare, a tal fine, risorse straordinarie per aumentare il numero dei centri specializzati di diagnosi prenatale e consentire loro l’acquisizione di macchinari ecografici all’avanguardia;
soluzione e superamento delle difficoltà create dal personale sanitario con l’obiezione di coscienza;
promozione, d’intesa con le Autorità scolastiche, di attività di informazione e educazione alla salute nelle scuole, con particolare riferimento alle problematiche connesse alla tutela della salute sessuale e riproduttiva, e diffusione della contraccezione nelle scuole superiori unitamente alla sua gratuità;
inserimento e potenziamento della presenza del servizio delle mediatrici culturali per le donne migranti nei consultori pubblici;
affermazione della garanzia e conseguente tutela della libertà della donna di scegliere la modalità di interruzione di gravidanza ;
implementazione di interventi efficaci in favore della scelta genitoriale per la rimozione delle cause materiali ostative tra cui: il rafforzamento della rete dei servizi dedicati alla prima infanzia, la protezione e il sostegno alle madri, sole e non, che se alla presenza di condizioni economiche e sociali disagiate, risultano essere le più a rischio di esclusione e isolamento.
Impegna, altresì, il Presidente a attivare, in tempi brevi, una seduta congiunta dell’Osservatorio provinciale sanità con le commissioni 5, 9 e 10 al fine di conoscere, a livello provinciale,
se le modalità di accesso ai servizi consultoriali provinciali rispettano la privaci delle donne che vi accedono per una IVG;
se le informazioni sui Consultori sono facilmente identificabili sul sito provinciale dell’Asl;
il tempo di attesa tra rilascio certificazione IVG ed effettuazione dell’intervento: è bene ricordare che la Legge prevede 7 giorni di ripensamento dopo il rilascio e che quindi dopo tale termine sarebbe in teoria possibile eseguire l’intervento. In definitiva servono dati di attività e descrizioni dei percorsi assistenziali predisposti ad hoc;
con quali modalità e con quali tempi l’azienda ospedaliera intende garantire la possibilità dell’aborto farmacologico (RU486) nel caso di utenza che scegliesse questo percorso;
se il percorso assistenziale per la prescrizione della “pillola del giorno dopo” avviene sia in ambito consultoriale che ospedaliero (pronto soccorso);
se l’utenza in carico ai servizi pubblici (consultori ed ospedali) per l’assistenza alla gravidanza è in grado di avere un’ecografia morfologica (II trimestre) di qualità nei tempi stabiliti (circa alla 20^ sett.) al fine di garantire, in casi di processi patologici e conseguente grave pericolo per la donna, il ricorso all’aborto terapeutico. Anche per questa prestazione è necessario conoscere i dati di attività e i tempi d’attesa oltre a conoscere la strumentazione ecografica attualmente in dotazione ai vari servizi
· invitare la Regione Lombardia ad attenersi a quanto uscirà dalla Conferenza Stato-Regioni convocata dal Ministero della Salute sulla legge 194 per il 6 marzo c.a.
far presente l’atteggiamento lesivo e contrario al principio di autodeterminazione delle donne, oltre che, a nostro parere, contrastante con la legislazione nazionale, intrapreso dalla Regione Lombardia, che, di fatto, allunga i tempi prevedendo adempimenti nuovi rispetto alla procedura prevista dalla stessa legge 194/1978 nel caso di interruzione di gravidanza dopo i primi 90 giorni (mentre la legge 194, all’art.7, dispone che i processi patologici, che possono portare all’interruzione di gravidanza dopo i primi novanta giorni, siano accertati da un medico del servizio ostetrico-ginecologico dell’ente ospedaliero in cui deve praticarsi l’intervento, la Regione Lombardia richiede che il suddetto certificato sia redatto da almeno due medici ginecologi e firmato per presa visione dal dirigente della struttura complessa di ostetricia e ginecologia.