sabato 19 dicembre 2009

La norma sulla pillola RSU 486 va applicata anche se i medici obiettano!


La norma sulla pillola arobotiva RU486 è legge e va applicata, anche se i medici ospedalieri, anche a Mantova, hanno optato per l'obiezione. Leggi nel commento la nota di MOnica Perugini Consigliere Provinciale di Mantova.

3 commenti:

monica ha detto...

Dopo mesi di tira e molla e polemiche L'Agenzia Italiana per il Farmaco ha infine sancito la commerciabilità in anche in Italia della RU486 meglio .

Nello scontro fra poteri forti dunque la lobby farmaceutica, pare avere avuto la meglio ha avuto la meglio sulle pressioni vaticane e da febbraio anche in Italia questo farmaco sarà disponibile negli ospedali, così come avviene nel resto dell'Europa.

E' una piccola rivoluzione che permetterà alle donne una maggiore libertà di scelta e, si spera, una riduzione dei tempi di attesa negli ospedali insieme ad un miglioramento delle condizioni per le donne che devono affrontare un aborto.

Le reazioni degli antiabortisti, anche locali, non si sono fatte attendere nemmeno a Mantova: 10 su 15 medici obiettano e si preoccupano perchè la donna rimarrebbe sola in una simile, tragica situazione.

E' vero, la situazione è tragica e lo è sempre stata, come lo era nei tempi bui della clandestinità, quando le donne (senza soldi per andare a Londra) morivano d'aborto e la legge era osteggiata dagli stessi che adesso non vogliono la RU486. Il farmaco, poi, non solo mette in pratica i passi avanti fatti dalla scienza medica in ogni campo, evitando procedure invasive e lesive tese invece a migliorare le condizioni di vita (di tutti/e), ma insieme depotenzia, quell'effetto colpevolizzante verso la donna mai venuto meno nella nostra cutlura maschilista e sessista, così come la forza baronale dell'obiezione di coscienza dei medici proprio nei confronti delle donne.

Non resta che insistere sulla obbligatorietà della ospedalizzazione: ma come? basta vedere come sono ridotti i "pronto soccorso" dei nostri ospedali o contare quanti posti letto la sanità (per esemipio lombarda e non solo) ha tagliato, per chiederci come mai tutta questa premura quando, finalmente, scienza e coscienza, ci hanno portato a superare questa necessità.

L'ospedalizzazione poi nemmeno è prevista dalla stessa legge 194 sulla IVG ( art. 8: "l'interruzione deve essere effettuata da un medico in una struttura ospedaliera pubblica, oppure convenzionata autorizzata, O ANCHE in un poliambulatorio pubblico adeguatamente attrezzato" e "il certificato serve alla donna ad ottenere l'intervento e, SE NECESSARIO, il ricovero" e, a livello etico, suona stonato che chi si è sempre opposto alla autodetrminazione della donna a gestire il proprio corpo e la propria mente, parli della sua solitudine e la preghi (obblighi) di rifugiarsi nelle braccia di chi le avrebbe sempre volute (zitte) nell'angolo (del focolare).

La verità è che l'aborto è sempre un dramma, che ancora oggi la donna si trova ad affrontarlo sola, come del resto gran parte della propria vita a causa dell' etica e del contesto sociale graniticamente organizzati in modo separato, sessitia e maschilista, anche contro gli scossoni portati dalle lotte e dai progressi ottenuti dal movimento delle donne e da quel movimento popolare, democratico di ispirazione socilaista ed egualitario che tanto ha dato all'Italia dagli utlini decenni del 900. Dallo statuto dei lavoratori, ai servizi pubblici, dalla riforma della scuola alla legge sul divorzio, dall'aborto al nuovo diritto di famiglia.... Non sono mai stati gli integralisti e nemmeno gli obiettori di coscienza a contribuire a queste conquiste.

Oggi lo potrà essere un po' meno, visti i progressi (e i denari) della ricerca farmaceutica che potranno alleviare il dramma fisico, mentre quello etico, personale, intimo quanto sociale dovranno, ancora una volta, essere le stesse donne, con le loro associazioni, le lotte di chi è escluso dalle dinamiche di un potere economico e culturale omologato nella sua lontananza ed ipocrisia dal vivere comune, a doverselo conuistare.

Monica Perugini

consigliere provinciale COMUNISTI SINISTRA POPOLARE Mantova

monica ha detto...

Dopo mesi di tira e molla e polemiche L'Agenzia Italiana per il Farmaco ha infine sancito la commerciabilità in anche in Italia della RU486 meglio .

Nello scontro fra poteri forti dunque la lobby farmaceutica, pare avere avuto la meglio ha avuto la meglio sulle pressioni vaticane e da febbraio anche in Italia questo farmaco sarà disponibile negli ospedali, così come avviene nel resto dell'Europa.

E' una piccola rivoluzione che permetterà alle donne una maggiore libertà di scelta e, si spera, una riduzione dei tempi di attesa negli ospedali insieme ad un miglioramento delle condizioni per le donne che devono affrontare un aborto.

Le reazioni degli antiabortisti, anche locali, non si sono fatte attendere nemmeno a Mantova: 10 su 15 medici obiettano e si preoccupano perchè la donna rimarrebbe sola in una simile, tragica situazione.

E' vero, la situazione è tragica e lo è sempre stata, come lo era nei tempi bui della clandestinità, quando le donne (senza soldi per andare a Londra) morivano d'aborto e la legge era osteggiata dagli stessi che adesso non vogliono la RU486. Il farmaco, poi, non solo mette in pratica i passi avanti fatti dalla scienza medica in ogni campo, evitando procedure invasive e lesive tese invece a migliorare le condizioni di vita (di tutti/e), ma insieme depotenzia, quell'effetto colpevolizzante verso la donna mai venuto meno nella nostra cutlura maschilista e sessista, così come la forza baronale dell'obiezione di coscienza dei medici proprio nei confronti delle donne.

Non resta che insistere sulla obbligatorietà della ospedalizzazione: ma come? basta vedere come sono ridotti i "pronto soccorso" dei nostri ospedali o contare quanti posti letto la sanità (per esemipio lombarda e non solo) ha tagliato, per chiederci come mai tutta questa premura quando, finalmente, scienza e coscienza, ci hanno portato a superare questa necessità.

L'ospedalizzazione poi nemmeno è prevista dalla stessa legge 194 sulla IVG ( art. 8: "l'interruzione deve essere effettuata da un medico in una struttura ospedaliera pubblica, oppure convenzionata autorizzata, O ANCHE in un poliambulatorio pubblico adeguatamente attrezzato" e "il certificato serve alla donna ad ottenere l'intervento e, SE NECESSARIO, il ricovero" e, a livello etico, suona stonato che chi si è sempre opposto alla autodetrminazione della donna a gestire il proprio corpo e la propria mente, parli della sua solitudine e la preghi (obblighi) di rifugiarsi nelle braccia di chi le avrebbe sempre volute (zitte) nell'angolo (del focolare).

La verità è che l'aborto è sempre un dramma, che ancora oggi la donna si trova ad affrontarlo sola, come del resto gran parte della propria vita a causa dell' etica e del contesto sociale graniticamente organizzati in modo separato, sessitia e maschilista, anche contro gli scossoni portati dalle lotte e dai progressi ottenuti dal movimento delle donne e da quel movimento popolare, democratico di ispirazione socilaista ed egualitario che tanto ha dato all'Italia dagli utlini decenni del 900. Dallo statuto dei lavoratori, ai servizi pubblici, dalla riforma della scuola alla legge sul divorzio, dall'aborto al nuovo diritto di famiglia.... Non sono mai stati gli integralisti e nemmeno gli obiettori di coscienza a contribuire a queste conquiste.

Oggi lo potrà essere un po' meno, visti i progressi (e i denari) della ricerca farmaceutica che potranno alleviare il dramma fisico, mentre quello etico, personale, intimo quanto sociale dovranno, ancora una volta, essere le stesse donne, con le loro associazioni, le lotte di chi è escluso dalle dinamiche di un potere economico e culturale omologato nella sua lontananza ed ipocrisia dal vivere comune, a doverselo conuistare.

Monica Perugini

consigliere provinciale COMUNISTI SINISTRA POPOLARE Mantova

monica ha detto...

Dopo mesi di tira e molla e polemiche L'Agenzia Italiana per il Farmaco ha infine sancito la commerciabilità in anche in Italia della RU486 meglio .

Nello scontro fra poteri forti dunque la lobby farmaceutica, pare avere avuto la meglio ha avuto la meglio sulle pressioni vaticane e da febbraio anche in Italia questo farmaco sarà disponibile negli ospedali, così come avviene nel resto dell'Europa.

E' una piccola rivoluzione che permetterà alle donne una maggiore libertà di scelta e, si spera, una riduzione dei tempi di attesa negli ospedali insieme ad un miglioramento delle condizioni per le donne che devono affrontare un aborto.

Le reazioni degli antiabortisti, anche locali, non si sono fatte attendere nemmeno a Mantova: 10 su 15 medici obiettano e si preoccupano perchè la donna rimarrebbe sola in una simile, tragica situazione.

E' vero, la situazione è tragica e lo è sempre stata, come lo era nei tempi bui della clandestinità, quando le donne (senza soldi per andare a Londra) morivano d'aborto e la legge era osteggiata dagli stessi che adesso non vogliono la RU486. Il farmaco, poi, non solo mette in pratica i passi avanti fatti dalla scienza medica in ogni campo, evitando procedure invasive e lesive tese invece a migliorare le condizioni di vita (di tutti/e), ma insieme depotenzia, quell'effetto colpevolizzante verso la donna mai venuto meno nella nostra cutlura maschilista e sessista, così come la forza baronale dell'obiezione di coscienza dei medici proprio nei confronti delle donne.

Non resta che insistere sulla obbligatorietà della ospedalizzazione: ma come? basta vedere come sono ridotti i "pronto soccorso" dei nostri ospedali o contare quanti posti letto la sanità (per esemipio lombarda e non solo) ha tagliato, per chiederci come mai tutta questa premura quando, finalmente, scienza e coscienza, ci hanno portato a superare questa necessità.

L'ospedalizzazione poi nemmeno è prevista dalla stessa legge 194 sulla IVG ( art. 8: "l'interruzione deve essere effettuata da un medico in una struttura ospedaliera pubblica, oppure convenzionata autorizzata, O ANCHE in un poliambulatorio pubblico adeguatamente attrezzato" e "il certificato serve alla donna ad ottenere l'intervento e, SE NECESSARIO, il ricovero" e, a livello etico, suona stonato che chi si è sempre opposto alla autodetrminazione della donna a gestire il proprio corpo e la propria mente, parli della sua solitudine e la preghi (obblighi) di rifugiarsi nelle braccia di chi le avrebbe sempre volute (zitte) nell'angolo (del focolare).

La verità è che l'aborto è sempre un dramma, che ancora oggi la donna si trova ad affrontarlo sola, come del resto gran parte della propria vita a causa dell' etica e del contesto sociale graniticamente organizzati in modo separato, sessitia e maschilista, anche contro gli scossoni portati dalle lotte e dai progressi ottenuti dal movimento delle donne e da quel movimento popolare, democratico di ispirazione socilaista ed egualitario che tanto ha dato all'Italia dagli utlini decenni del 900. Dallo statuto dei lavoratori, ai servizi pubblici, dalla riforma della scuola alla legge sul divorzio, dall'aborto al nuovo diritto di famiglia.... Non sono mai stati gli integralisti e nemmeno gli obiettori di coscienza a contribuire a queste conquiste.

Oggi lo potrà essere un po' meno, visti i progressi (e i denari) della ricerca farmaceutica che potranno alleviare il dramma fisico, mentre quello etico, personale, intimo quanto sociale dovranno, ancora una volta, essere le stesse donne, con le loro associazioni, le lotte di chi è escluso dalle dinamiche di un potere economico e culturale omologato nella sua lontananza ed ipocrisia dal vivere comune, a doverselo conuistare.

Monica Perugini

consigliere provinciale COMUNISTI SINISTRA POPOLARE Mantova