venerdì 10 aprile 2009

Presidio RSU Belleli e FIOM CGIL Mantova per la rivalutazione pensionistica degli operai addetti all'amianto.


Leggi su www.proletaria.it il commento di Monica Perugini, guarda le foto anche su www.comunisti-italiani-mantova.it

1 commento:

monica ha detto...

DANNI DA AMIANTO: LA LOTTA è ALL’INIZIO, DA MANTOVA LA PROTESTA DEGLI OPERAI BELLELI

Monica Perugini su
www.proletaria.it

Di amianto muoiono e soffrono i lavoratori e le loro famiglie, a molti è ancora negata la rivalutazione pensionistica dei loro diritti, per questo RSU Bellelli, la fabbrica mantovana colpita per anni da negligenza e incuria e poi da doloso menefreghismo di un padronato irresponsabile e FIOM CGIL di Mantova, la mattina di venerdì 10 aprile hanno iniziato le proteste davanti alla sede mantovana INAIL che si rifiuta di riconoscere i documenti che attestano che gli operai di Mantova si sono ammala per gli stessi motivi di quelli dello stabilimento di Taranto e della altre fabbriche che effettuavano lavorazioni con amianto.
Erano in centinaia al presidio davanti ai cancelli dell’INAIL di Mantova, organizzato dagli operai della RSU Bellelli e dalla FIOM CGIL di Mantova per rivendicare che i morti e gli ammalati di amianto sono tutti uguali e devono essere risarciti per i danni irreparabili causati alla loro salute da un padronato che senza porsi problemi, per tutelare il proprio profitto, non ha esitato a far proseguire le lavorazioni che sono costate la vita a decine di operai. A Mantova solo pochissimi dipendenti Bellili hanno visto riconosciuta la loro posizione ma ce ne sono decine ammalati, molti non ci sono più che dopo aver speso la loro vita nei reparti di Frassine oggi attendono un riconoscimento che nemmeno l’INAIL gli vuole riconoscere perché, altrimenti “si aprirebbe una porta che non si chiuderebbe più”!
Il male e le beffe gli operai Bellelli non sono disposti a sopportarlo e lo hanno dimostrato nel presidio di venerdì 10 davanti alla sede INAIL che ha coinvolto e sensibilizzato un’intera città, nei giorni in cui a Torino si sta celebrando il più imponente processo per i danni causati alla salute dei lavoratori proprio dalle lavorazioni di amianto. Quanto anni passati a saldare e lavorare senza protezione a materiale cancerogeno, in locali non areati che costringevano gli operai a inalare gli aghi nocivi rimasti accanto alle lavorazioni, quanto morti per uno stipendio da operaio e oggi il diniego ad un riconoscimento che il padrone ha concesso parzialmente e potrebbe concedere solo a seguito dell’intervento del giudice, quante ingiustizie e disuguaglianza nei confronti di operai che non hanno visto tutelata la loro posizione e la loro sofferenza che ancora una volta viene messa in discussione. I lavoratori della Bellelli, fabbrica risorta soprattutto grazie alle loro lotte che negli anni ‘90 avevano coinvolto la città e le sue istituzioni dopo il crack causato da un padrone che non ha avuto scrupoli a fuggire lasciando sul lastrico centinaia di famiglie, non si arrenderanno a questa ennesima ingiustizia: molti sono con loro.