Giovedì 16 ottobre al Consiglio Provinciale c'erano i lavoratori licenziati della CAMF di Bagnolo: da giugno non ricevono lo stipendio e per loro la legge non prevede ammortizzatori sociali. Eppure la stampa locale NON se ne è nemmeno accorta! MERCOLEDì 14 ottobre: prosegue il blocco della statale da parte degli operai IVECO anche durante il turno del mattino.
MARTEDì 13 ottobre: il picchetto serale degli opeari davanti ai cancelli IVECO: parla Alessandro Pagano della FIOM. I lavoratori non si arrendono a licenziamenti e precariato. Nessun risultato dalla trattativa della mattina in Confindustria. La FIAT non è interessata a mediare ma solo a guadagnare e manda in replica il film già visto per la SOGEFI di Mantova.
LUNEDì 12 ottobre: Carlo Grassi col compagno Fabrizio Allegretti della RSU IVECO al picchetto serale.
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VENERDì 17 OTTOBRE 2008: SCIOPERO GENERALE DEL SINDACALISMO DI BASE!
Manifestazioni nazionali a Roma e MILANO (ore 10 largo Cairoli - da Mantova: info tel. 333 5244662)
Venerdì 17 ottobre tutto il sindacalismo di base, ha indetto lo sciopero generale per l'intera giornata con due grandi manifestazioni che si terranno a Roma (da piazza Esedra) e a Milano (da largo Cairoli).
Da anni, infatti, padroni e potere finanziario hanno scatenato una autentica "guerra" per imporre ai lavoratori ed ai ceti popolari salari bassi, peggioramento dei diritti sociali e del livello complessivo della qualità della vita, attraverso un fenomeno di vasta e continua proletarizzazione del mondo dei lavori.
L'azione dei governi, e troppo spesso di buona parte del sindacalismo confederale, ha accentuato una situazione divenuta drammatica.
Non possiamo, infatti, nascondere che segnatamente CISL e UIL, unitamente all' l'influenza negativa che esse hanno avuto nei confronti dell'intero movimento sindacale, sottoscrivendo dapprima il "patto per l'Italia" voluto dal 2° governo Berlusconi, per poi non serbare indugio, alcuni giorni orsono, a siglare quello proposto dal nuovo governo delle destre per smantellare il contratto nazionale di lavoro (con l'aggiunta, non sottovalutabile, dell'accettazione ed anzi dell'esaltazione, della legge 30 sul precariato, anche durante il governo di centro sinistra), hanno condotto il movimento dei lavoratori in una sitazione che non siamo certo i soli a registrare come drammatica.
Se i lavoratori non vogliono continuare a subire, dunque, è diventata necessaria la ripresa alla partecipazione delle lotte ed oggi a quella del sindacalismo di base, che ha indetto il primo, autentico sciopero politico, decisamente avverso alla politica del governo di destra e a cui moltissime organizzazioni locali della CGIL e Camere del Lavoro hanno aderito, consapevoli dell'urgenza di stare dalla parte di chi lotta con coerenza per difendere i diritti dei lavoratori, dei precari e dei pensionati.
Oggi, poi, è divenuto ancora più impellente sostenere con la lotta gli obiettivi di contrasto alle politiche economiche liberiste e respingere la proposta di Confindustria di "riforma del modello contrattuale" che sancirebbe l' effettivo svuotamento del Contratto Nazionale già in parte attaccato in questi ultimi anni.
Lo sciopero generale di 8 ore di venerdì è stato indetto per:
chiedere aumenti generalizzati per salari e pensioni pari ad almeno 3000 euro annui; rilanciare il ruolo del contratto nazionale per salari europei e garantire la difesa del potere di acquisto di retribuzioni e pensioni con un meccanismo automatico di adeguamento salariale agli aumenti dei prezzi; far ridurre i prezzi di generi di prima necessità, tariffe sociali per gas, energia elettrica, acqua e trasporti; lottare contro la precarietà lavorativa e per la continuità del reddito; la difesa della scuola pubblica e l'assunzione stabile dei precari; usare "tolleranza zero" e sanzioni contro chi provoca infortuni gravi o mortali; l'eguaglianza dei diritti di tutti, indipedentemente da razza o religione; restituire ai lavoratori il diritto di decidere, contro la pretesa padronale di scegliere le organizzazioni sindaclai con cui trattare, per la parità di tutte le organizzazioni.
A sostegno di questa quanto mai chiara piattaforma, per sconfiggere le politiche economiche e sociali imposte dal liberismo capitalista messe in atto dai governi, diventa pertanto importante che i lavoratori e le lavoratrici aderiscano e partecipino al successo dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, anche se appartenenti o meno ad altre realtà sindacali.
La realtà mantovana si è purtroppo parificata velocemente alla drammatica situazione generale: SOGEFI, Viviverde, MS; Gabbiano, e poi IVECO, cooperazione, piccola industria, rischio continuo per Polimeri, Wella, Bellelli ed ex IES, attacco ai lavoratori dei servizi (rimasti) pubblici e della scuola, non hanno bisogno di commenti.
I diritti e la qualità della vita dei lavoratori, di quella classe che, spesso da sola, ha difeso e garantito per decenni civiltà, progresso e democrazia ad un'intera nazione con la lotta e, troppo spesso, il sacrificio, stanno per subire uno dei più feroci attacchi da governo e padronato. Solo la ripresa del conflitto può ridare speranza alla resistenza della classe operaia, ulteruori indugi la ricaccerebbero, insieme a tutta la società democratica, in una posizione sempre più subalterna, isolata a priva di garanzie.
Monica Perugini
Rappresentanze unitarie di Base - Mantova
CASO IVECO
CASO IVECO
Perché i lavoratori
non ascoltano
Venerdì pomeriggio all’Iveco di Suzzara solo Pagano, il sindacalista della Fiom è riuscito a contenere la rabbia operaia, che oggi tutti definiscono giusta, rabbia esplosa dopo i primi 40 licenziamenti.
La protesta spontanea dopo aver travolto il dispositivo sindacale (assemblee e sciopero) è dilagata fuori della fabbrica e ha investito il territorio. Gli operai, quasi tutti giovani hanno ascoltato solo lui, non permettendo ad altre istituzioni, accorse al blocco stradale, di esprimere la loro solidarietà ai lavoratori. Pagano ha denunciato i metodi della Fiat, «decisioni inaccettabili prese a Torino, che minano le radici della coesione sociale». «Assumete e assumono, licenziate e licenziano».
E gli operai lo hanno sentito uno di loro e lo hanno ascoltato e seguito. Ha rinunciato a parlare invece il presidente della Provincia, alla prima contestazione di un operaio che non voleva sentire discorsi di circostanza. Al di là della forma, il cui rispetto non si può chiedere in simili circostanze, per essere ascoltati dagli operai in questo difficile ottobre, bisogna dimostrare nei fatti concreta vicinanza. Bisogna mettere il lavoro al primo posto, non è possibile lasciare soli i lavoratori che hanno perso il lavoro, dopo il mancato rinnovo dei contratti interinali ed ora di quelli a tempo determinato. Diventa compito principale per tutti gli enti pubblici sia farsi carico concretamente di politiche attive e di sostegno immediato, sia l’impegno politico e istituzionale perché le norme che hanno destrutturato il mondo del lavoro, vengano sostituite con norme di tutela della classe lavoratrice, oggi priva di qualsiasi garanzia. In caso contrario in rischio sarà dell’intera società: disgregazione sociale ed esclusione, unita alla carenza di provvidenze sociali, di servizi pubblici e di riscontri sociali pubblici che non ci sono più, porteranno il contesto collettivo ad una crisi irreversibile che le istituzioni democratiche debbono impegnarsi a sventare, anche e soprattutto in una realtà come quella mantovana, che sino a pochi mesi or sono appariva al riparo dalle crisi economiche, strutturali e sociali che interessano il Paese.
La giunta provinciale proporrà nel prossimo consiglio provinciale, l’istituzione di un fondo di solidarietà integrato, da gestire con gli uffici dei piani di zona comunali territoriali, rivolto alle ormai troppe crisi anomale che investono, primi fra tutti, i lavoratori del nostro territorio: Iveco, Polimeri, cooperazione e piccola media impresa dopo la Sogefi stanno mettendo a rischio centinaia di posti di lavoro. La nostra provincia non può sopportare oltre. Quando la Provincia farà la sua parte, con la presenza attiva nei luoghi delle crisi aziendali, tra la gente colpita duramente nella speranza, con una vicinanza non solo di circostanza, allora i lavoratori si sentiranno rappresentati dalle istituzioni.
Carlo Grassi Assessore provinciale Lavoro e formazione professionale
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