martedì 26 febbraio 2008

SANITA':vendita dell'O.P.del Dosso. Un altro pezzo di città regalato ai privati. Monica Perugini consigliere provinciale Pdci

Una cordata di imprenditori vorrebbe lottizzare stabili, parco e campi sportivi oggi di proprietà dell'ASL mentre gli enti pubblici sono rimasti in silenzio.
Le privatizzazioni hanno portato al trionfo degli affari di tutti, tranne che dell' ente pubblico: privatizzare i servizi ha significato innescare una corsa alla speculazione edilizia e finanziaria a cui la sanità non si è sotratta, anzi.
E così è caduto anche l'ultimo baluardo "storico" della sanità mantovana, l'ex OP del Dosso che invece di diventare la sede dell'aggregazione culturale e sociale del territorio, così come era accaduto, ad esempio, per l'area dell'ex Paolo Pini di Milano, sarà trasformato in un luogo residenziale, molto facilmente di lusso. Prima della riforma era di proprietà della Provincia, è stato trasferito alla Regione e quindi venduto per essere edificato, proprio come piazzale Mondadori. Un altro pezzo di città che se ne va per arricchire le tasche dei privati, facilitati dalla gestione dell'amministrazione pubblica; pezzi di agibilità democratica del nostro paese che non esistono più e servono ad altri scopi, quelli che oggi imperano senza alternativa nella nostra vita sociale e politica: il denaro ed il profitto individuale. L'ex Psichiatrico avrebbe potuto essere acquisito dagli enti pubblici mantovani e forse ancora si può rimediare all'ennesimo scempio. La proposta non è nuova, altre realtà l'hanno sperimentata sull'esempio di quanto Mario Tommasini ci aveva fatto vedere diventare realtà, non solo teoria, unire gli enti locali in un' associazione di scopo per farne un centro, anche residenziale, oltre che ricreativo, sportivo e naturalistico che, conservando la memoria di quello che è stato in passato e delle conquiste che in materia di salute mentale, benessere individuale e collettivo si è conquistato, si rivolga ad un panorama variegato di persone e di nuclei familiari che l'odierna omologazione culturale, si ostina a confinare nelle case di riposo, in varie forme di centri di accoglienza, istituti, nuovi ghetti quali luoghi abitativi dell'emarginazione e ambienti "chiusi" che (spesso in forma privata ma sempre pagata dal pubblico) non sono mai venuti a mancare, anzi si sono moltiplicati, specialmente nella Lombardia iperliberista. I microalloggi protetti per anziani, anche parzialmente autosufficienti con portierato sociale, gli alloggi del "dopo di noi" dove anche soggetti con disabilità psicofisiche riescono ad avere una propria condizione di autonomia e ripresa delle esistenti potenzialità umane, minialloggi per donne e nuclei monoparentali con figli minori, per studenti universitari, lavoratori precari, da costruire usufruendo dei progetti e dei finanziamenti europei e regionali, oltre che dei privati (per esempio dalle fondazioni che sono tenute a riversare parte dei propri profitti nel settore sociale) sarebbero una realizzazione possibile nel rispetto di quello che era quello spazio. Forse il luogo è troppo bello per simili soluzioni e queste persone devono continuare a vivere nei luoghi dell' emarginazione, al massimo rivernicati coi restiling dei contratti di quartiere, anche se strutture come l'ex OP sono di proprietà pubblica. Certo il regista di ciò dovrebbe essere l'ente pubblico, quello che una volta era lo Stato che oggi non c'è più, giacchè non svolge più la sua funzione di regolatore sociale, demandando alla sciagurata politica della sussidiarietà scelte e progetti, insieme agli enti locali territoriali, chiamati ad avere una visione complessiva dei bisogni della società e delle modalità per risolverli in modo positivo ed egalitario. Così non è: tutto è demandato al privato, anche la cura del sociale e quindi l'organizzazione dei servizi necessari. E' ovvio che nella giungla abitata e gestita dall'impresa, il più forte impera e vince e quindi gestisce in virtù di interessi parziali e individuali quello che era proprietà pubblica acquisita con la fiscalità. Il fatto che molti di coloro che hanno condiviso, anche da "sinistra", tale scelta, oggi si scandalizzino, quando da tempo hanno abbandonato il proprio compito e il proprio ruolo, anzi hanno fatto in modo che in propria vece intervenissero soggettività private (anche se associazionistiche o cooperativistiche che oggi sono assai lontane dalle caratteristiche di quell'universo mutualistico per il quale erano nate), le quali con solerzia hanno colmato il vuoto e hanno suplito all'inerzia pubblica, facendosi sistema, è quanto meno operazione ipocrita. Le responsabilità rimangono. Il colpo, preceduto dalla cessione dell' OP di Castiglione, potrebbe essere seguito da quello della Ghisiola, così come innumerevoli sono gli immobili che da pubblici sono andati ad arricchire un privato sempre oppotrunamente "targato" oppure col capitale di tutti sono gestitit da privati (gli ospedali di Castiglione e Suzzara e molti servizi). Bisognerebbe voltare pagina, cambiare libro, avere il coraggio di far tornare l'ente pubblico protagonsita di un progetto di cambiamento sociale che nessun privato potrà mai garantire se non a vantaggio di interessi di classe, affinchè si torni a progettare un futuro civile e sociale nella prospettiva del progresso collettivo e non di una parte sulla pelle degli altri.

giovedì 21 febbraio 2008

Conferenza stampa del PdCI sullo stato della sanità castiglionese.


RODIGO, VILLA CARPANETA: si privatizza a posteriori! La posizione del Pdci di Giancarlo Latini

Villa Carpaneta era stata l'unica RSA mantovana a rimanere pubblica a seguito dell'obbligo introdotto dalla Regione Lombardia di optare fra la forma della zienda speciale o della fondazione di diritto privato. Ironia della sorte oggi la situazione, doprattutto occupazionale della RSA di Rodigo, è peggiore di quella delle fondazioni, dove i lavoratori dipendono da quella forma giuridica, giacchè nel caso i lavoratori sono stati "trasferiti" ad un soggetto privato, la cooperativa di servizi CSA che in pratica diviene il gestore reale di un servizio che, per contro, aveva scelto la forma di derivazione pubblica (la ASP) quale garanzia della pubblicità del servizio e delle forme contrattuali di lavoro. La coerenza non è stata il pezzo forte di chi ha deciso in merito, visto che le RSA trasformatesi sono oggi le dirette parti contrattuali nei rapporti di lavoro col personale e comunque garantiscono, a tal fine, la presenza dei rappresentanti degli enti pubblici nei CdA, cosa che diviene del tutto aleatoria con l'appalto che si verifica a Villa Carpaneta. Il presidente Avamzi ha dunque poco da essere soddisfatto: si è così peggiorata una situazione che avrebbe dovuto essere migliore, sia per i servizi resi che per i diritti dei lavoratori, dato che l'appalto alla CSA dura ben 35 anni. Eppure di lotte contro le esternalizzazioni, per esempio, all'Ospedale Carlo Poma per lavanderia e cucina, ne aveva fatte quando era sindacalista! Oggi per salvare il salvabile ci sid eve accontentare del passaggio dei dipendenti (che erano ed avrebbero potuto restare "pubblici") ad una cooperativa, con le note conseguenze contrattuali che ciò comporta epr i lavoratori: non può essere tuttavia sottaciuta la responsabilità politica e amministrativa di chi ha accettato senza remore e condiviso l'impostazione della Regione Lombardia che ha privatizzato avvalendosi delle procedure più diverse ma sempre in modo indiscriminato, i servizi socio - sanitari, trasformandoli in occasione di affare e di profitto economico per un numero crescente e "trasversale" di soggetti privati, col risultato generale di svuotare garanzie pubbliche, esigibilità dei diritti e addirittura, controllo pubblico sulla operatività dei servizi stessi che, progressivamente e in tutti i settori, non fanno più riferimento diretto all'ente pubblcio. Come si può continuare ad essere soddisfatti?

lunedì 11 febbraio 2008

Precipita la situazione della Gran Soleil di Canneto:l'on.Marco Rizzo-Pdci interroga la Commissione Europea perchè si salvino i 174 posti di lavoro.

Solidarietà ai lavoratori della Gran Solei e al sindacato, in lotta per la difesa di oltre 170 posti di lavoro: la cordata bresciana di imobiliaristi che si era proposta come acquirente non ha firmato la compravendita mentre stanno scadendo i termini per la liquidazione dell'impresa.

mercoledì 6 febbraio 2008

Mergoni, Motta, Casali e Maffezzoni: NUOVA GALATRON, la SOLIDARIETA' del PDCI a LAVORATORI, PRECARI LICENZIATI ed alla CGIL che ha vinto il ricorso.

La Federazione provinciale del Pdci esprime tutta la propria solidarietà al sindacato, alle lavoratrici ed ai lavoratori della nuova Galatron di Castglione delle Stiviere che hanno denunciato l'impresa per l'uso distorto che essa fa comunemente della legge sul precariato, rendendo di fatto normale il ricorso ai contratti a tempo determinato, addiritura oltre quanto previsto ed imponendo all'interno del luogo di lavoro insopportabili condizioni di ricattabilità e sottomissione delle lavoratrici e del lavoratori, in particolari di quelli penalizzati dalla situazione di precarietà. Le polemiche scatenatesi successivamente, infatti, non scalfiscono un dato inequivocabile, ovvero che è stato il giudice a dare ragione ai lavoratori perchè la ditta nin ha rispettato la legge. E bene ha fatto la CGIL a ricorrere alla magistratura a seguito delle continue violazioni,a riprova che il sindacato serve alla causa dei lavoratori.
Stupisce poi che un territorio che si dice moderno, sviluppato ed all'avanguardia tecnologica per le proprie aziende, presenti ancora imprenditori che ricorrono a simili violazioni e intollerabili forzature, sfruttando gli operai per massimizzare il profitto e non garantisca i diritti dei lavoratori come segno di civiltà e progresso sociale. Il buon nome di un'azienda, infatti, non si certifica solo col prestigio formale ma con il rispetto delle regole e dei diritti dei lavoratori che garantiscono la tanto vantata eccellenza qualitativa del prodotto.
In tutta Italia la condizione del lavoro subordinato è diventanta gravisssima: per le giovani generazioni, le donne, gli immigrati il contratto a tempo indeterminato è diventato una chimera, mentre per i non più giovani incombe il terrore delle chisure per riconversioni, delocalizzazioni, appalto a cooperative esterne anche di comparti produttivi e redditizi, col consgeuente licenziamento che fa divenire il pensionamento (in particolare con la nuova legge su welfare e pensioni) un miraggio. Da aggiungere il ritorno in grande stile della piaga del lavoro nero (e del caporalato), sottopagato e in condizioni di pericolosità che coinvolge soprattutto i lavoratori immigrati, spesso irregolari e quindi doppiamente sfruttati. La precarietà sta diventando la caratteristica di un sistema produttivo che in tal modo non può pretendere di essere qualitativamente competivo. L' ex "ricca" Mantova ne costituisce una dimostrazione lampante: innumerevoli le crisi aziendali a cui assistiamo, le esternelizzazioni e le cessioni di servizi pubblici anche se reddittizi, il tutto aggravato dalla questione salariale che vede i salari e gli stipendi dei lavoratori aggrediti e svuotati di potere di acquisto da inflazione, aumenti di tariffe e servizi ed imposizioni fiscali insopportabili per le fasce più deboli. Il Pdci sostiene la lotta dei lavoratori della Nuova Galatron e del sindacato ed è al fianco del Comitato castiglionese dei lavoratori contro la precarietà che da tempo ha individuato con esattezza le cause della crisi poltica e sociale del nostro territorio e rivendica la giusta rappresentanza politica degli interessi dei lavoratori.

martedì 5 febbraio 2008

1.2.08, Castiglione: consiglio comunale aperto sulla sanità. Mergoni e Latini sui danni della privatizzazione e la necessità di trasparenza.

Non convince la giostra di numeri presentati dal gestore dell'Ospedale S. Pellegrino, Guerrino Nicchio nel tentativo di sostenere che la gestione privata della sanità, sorretta da capitale pubblico, è buona cosa. Massimo Mergoni segretario provinciale del Pdci e consigliere comunale a Castiglione e Giancarlo Latini responsabile provinciale sanità del Pdci, hanno ricordato le 80 domande di trasferimento inoltrate dal personale (357 unità in totale, forse tre presenti alla seduta aperta!) che ha richiesto di lasciare la struttura castiglionese per altre, gli 8 primari cambiati in pochi mesi, le continue proteste dell'utenza, la mancanza di dati su liste di attesa, bacino di utenza e la mancanza di trasparenza sulla gestione. Mergoni la scorsa estate aveva interpellato il sindaco Paganella per chiedere se erano previste oppure state istituite le commissioni di garanzia e di controllo. Solo oggi si sa che erano state istituite, inizialmente senza contribuzione di gettone, che oggi invece è stato introdotto, e relativamente alle quali nè il presidente della Fondazione Giatti nè il sindaco, hanno reso noti i nomi dei componenti. E' inammissibile che si sappia da voci di corridoio che nelle commissioni fanno parte parenti stretti di consiglieri regionali e non siano rappresentate le minoranze: Mergoni ha preannunciato che interrogherà il sindaco perchè sia formalmente resa nota la composizione delle commissioni, le presenze, l'attribuzione delle indennità, attribuzioni e competenze delle stesse. Per il Pdci la politica della privatizzazione della sanità imposta dalla destra che governa la Regione Lombardia e che anche il PD ha condiviso, ha danneggiato fortemente il servizio pubblico, aumentato le disparità di trattamento, innescato meccanismi di lottizzazione e spartizione di posizione di potere, distratto enormi risorse pubbliche a vantaggio delle imprese private che gestiscono sanità e servizi sociali, organizzate unicamente come imprese destinate a produrre profitto anzichè perseguire l'obiettivo costituizionale della tutela della salute di tutti i cittadini, senza dispartià.

venerdì 1 febbraio 2008

Mergoni, Motta, Casali e Maffezzoni: il Pdci al fianco dei lavoratori di APAM e contro la privatizzazione dell'azienda dei trasporti

Il Pdci sostiene la lotta dei lavoratori APAM e invita l'azienda a stringere i tempi per la definizione degli accordi col sindacato. Non vorremmo che la pervicacia con cui parte del centro sinistra sostiene che APAM debba essere ceduta ai privati, incida anche sui rapporti coi lavoratori, memori delle difficoltà patite dagli stessi e dall'utenza, per esempio, a seguito di un inefficace quanto discutibile ricorso al supappalto.Garanzie economiche, sulle variazioni del servizio e dei turni, chiarezza sul servizio a chiamata e sui subappalti, oltre che su tempi, percorrenze e gestione, sono aspetti imprescindibili sia per i lavoratori che per la qualità del servizio stesso che, per i Comunisti Italiani, deve comunque restare pubblico, previlegiando le relazioni con altre società dal capitale interamente tale, ovvero senza l'ingresso di soci privati.Il Pdci ricordaalla coalzione che nessun programma prevedeva la privatizzazione di APAM e si rivolge in particolare al sindaco di Mantova ed al Presidente della Provincia perchè si impegnino come preannunciato per risolvere i problemi di Apam a partire dalla complessiva gestione della mobilità, ivi compresa quella di parcheggi, officina e turismo su cui finora non è giunta risposta. Ribadiamo poi la mecessitàdi trovare l' ubicazione della nuova autostazione centrale nel capoluogo. L'avvento delle "passanti", infatti, ha comportato un ingente aggravio dei costi di spostamento in termini di spese per chilometraggio (in città), carburante, personale, aumento di traffico e inquinamento, oltre ai disagi ormai ritenuti "consilidati" degli utenti: studenti, lavoratori, pendolari, immigrati e anziani che usufruiscono di un servizio che, a causa di tali scelte, è diminuito anzichè accrescere e migliorare come una politica di "sinistra" in tema di trasporti e mobilità dovrebbe imvece comportare.